Come smaltire l’amianto, cosa sapere e come procedere

In passato l’amianto è stato utilizzato molto nell’edilizia e, ancora oggi, non è stata portata a termine la completa rimozione da tutti gli edifici. Rivolgersi ad esperti per controllare la presenza di questo materiale in edifici di vecchia costruzione è l’unica cosa da fare per “mettersi in regola” e procedere ad una sicura rimozione e smaltimento.

Perché l’amianto è pericoloso?

Lo smaltimento dell’amianto è un problema di non poco conto e che deve essere affrontato nel modo giusto. Un materiale di origine naturale e con struttura fibrosa che, grazie alla sua elevata resistenza e le sue buone proprietà isolanti, in passato, è stato la prima scelta nel settore dell’edilizia come additivo per cemento e vernici.

Oggi le cose sono cambiate. Con il tempo ci si è accorti del grande errore commesso utilizzando l’amianto per costruzioni destinate ad uso abitativo e non solo. Infatti, l’amianto presente in materiali friabili (si ricorda l’ampio uso che si è fatto per rivestire tetti e pareti) rappresenta un serio pericolo per la salute umana quando gli stessi si danneggiano o vengono polverizzati. Le minuscole fibre di Eternit possono essere inalate senza accorgersene, almeno nell’immediato, e provocare pericolose malattie dell’apparato respiratorio. Ecco perché è un materiale che non viene più utilizzato come prima nell’edilizia e che obbligatoriamente (la legge è chiara) deve essere rimosso e smaltito al più presto e con le giuste accortezze. Rivolgersi a ditte specializzate, come Diduca Costruzioni per smaltire l’amianto a Roma, è l’unico modo per essere sicuri di non infrangere la legge e tutelare al meglio la propria salute. Lo smaltimento prevede la demolizione vera e propria dei manufatti, senza creare delle rotture con eventuale produzione di polveri tossiche, ma limitandosi allo smontaggio e al trasporto in specifici siti, identificati come speciali discariche, che accettano MCA (Materiali Contenenti Amianto).

Qual è la procedura da seguire per smaltire l’amianto?

La rimozione dell’amianto da vecchi edifici e il successivo smaltimento sono operazioni che solo imprese specializzate possono portare a termine. Il compito di queste ditte è quello di:

  • effettuare un accurato sopralluogo per verificare la presenza di Eternit e lo stato in questo versa;
  • compilare la relativa documentazione per le autorizzazioni da inviare all’Asl che prenderà in consegna la problematica e stabilirà il modo di intervento e le tempistiche;
  • incapsulare l’amianto (viene solitamente utilizzato un inertizzante monocomponente di natura acetovinilica in dispersione acquosa) e bonificare le superfici che stavano a diretto contatto con questo pericoloso materiale. Dopo l’incapsulamento e lo montaggio, l’amianto sarà confezionato in “big-bag” (etichettati come rifiuto contenente amianto) e depositato presso un sito di stoccaggio temporaneo. L’area sarà recintata ed identificata a norma di legge, in modo da interdire l’accesso alle persone non autorizzate.
  • Rimuovere definitivamente l’ospite indesiderato e procedere con lo smaltimento.

Quando è obbligatorio rimuovere l’amianto?

È bene ricordare che l’amianto si trova solo negli edifici costruiti prima del 1992, ma la rimozione non è sempre obbligatoria.

La normativa in tema di smaltimento da prendere in considerazione è la Legge 27/03/1992 n. 257 che recepisce la direttiva CEE 91/382 e che vieta l’estrazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto, nonché tutti i successivi interventi normativi (tra cui il T.U. in tema di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, D.lgs. 9 APRILE 2008 n. 81, che disciplina organicamente tutta la normativa sull’Amianto).

Nessuno è obbligato a rimuovere l’amianto e procedere in ogni caso alla bonifica dello stabile di riferimento. Come accennato in precedenza, i pericoli per la salute umana si manifestano solo quando avviene lo sgretolamento delle parti di un edificio dove c’è la presenza di Eternit, causando la dispersione delle microscopiche fibre che causano seri danni all’apparato respiratorio. Infatti, quando il materiale non risulta essere minimate danneggiato difficilmente rilascerà fibre pericolose.

Sicuramente la rimozione, con successiva bonifica, è obbligatoria in caso di amianto friabile, ma come comportarsi in tutti i casi di amianto compatto? La legge è chiara, stabilendo per i proprietari privati o gli amministratori di grandi immobili di procedere alla “Pianificazione di Programma di Controllo e Manutenzione”. Non si parla di specifico obbligo di rimozione e smaltimento, ma di un obbligo relativo alla valutazione del livello di rischio da parte di tecnici abilitati. In caso di inosservanza di tale obbligo le sanzioni possono variare da un minimo di 3.615 euro ad un massimo di 18.075 euro.